Ancora oggi, il tipo di disco più diffuso nei computer di casa è l’HDD (hard disk drive), anche chiamato disco fisso, disco rigido o, semplicemente, hard disk interno. L’HDD interno è un componente per pc presente di default nella maggior parte dei computer sia portatili che fissi, ed è composto da un piatto con rivestimento magnetico che gira mentre la testina legge e scrive i dati. Da qualche anno però l’evoluzione tecnologica sta però portando alla rapida diffusione di un altro tipo di disco rigido da usare internamente (o anche come disco esterno). Questo nuovo disco, molto più veloce degli hard disk interni tradizionali, è chiamato SSD (Solid State Drive) – anche definito comunemente come unità a stato solido o drive a stato solido.
Invece dello standard USB gli SSD esterni o interni utilizzano il più veloce SATA (arrivato alla versione 3 da 6 Gbps) compatibile con qualsiasi scheda madre recente; il resto delle performance si ottengono con l’inserimento di un controller adeguato alle prestazioni del disco (ben differente da un controller NAND su chiavetta USB) e vari livelli di RAM integrata usata come buffer. Con un SSD si annulla di fatto qualsiasi ritardo dovuto al movimento di parti meccaniche (rotazione del piatto o spostamento della testina) e non soffre ovviamente di rotture dovute al malfunzionamento o alla progressiva usura di tali componenti.
Grazie a questa tecnologia sono stati eliminati in un colpo tutti i difetti tipici degli HDD: La testina magnetica che fa avanti e indietro per tutto il disco, rallentando inevitabilmente il processo di salvataggio; sensibilità ad urti, temperature estreme e campi magnetici esterni (un SSD è immune o comunque molto più resistente a tali condizioni); ticchettii, rumori strani e qualsiasi altro suono proveniente di solito da un HDD (un SSD esterno o interno è silenzioso, non emette nessun suono); necessità di posizionare il disco su una struttura rigida e stabile (un SSD puoi anche metterlo penzolante nel case o in posizioni “strane” senza perdere mai efficacia); Grandezza e peso del disco adeguata al numero di piatti (un SSD è grande pressapoco quanto una mano di dimensioni medie e pesa pochi grammi); minore sensibilità a brusche interruzioni di corrente o sbalzi di tensione (il salvataggio dei dati è più rapido, difficile perdere un dato).
E sul versante delle velocità basti dire che il tempo di accesso al disco su di un SSD è ben 50 volte inferiore che su di un disco rigido magnetico, permettendo così ad esempio l’avvio del sistema operativo in meno di 10 secondi, contro il “tradizionale” minuto dell’hard disk classico. In termini di velocità di trasferimento gli hard disk meccanici permettono di spostare dati con velocità direttamente dipendente dal tipo di collegamento con cui si interfacciano al PC, parliamo tendenzialmente di 400 MB/s, più tempi di latenza dovuti agli spostamenti fisici del sistema meccanico, mentre gli SSD non solo permettono di superare i 500 MB/s, ma anche di avere latenza praticamente nulla. Contemporaneamente però va detto che le memorie SSD non hanno vita infinita, ma anzi c’è un limite teorico al numero di volte che possono venir scritte, inoltre il loro costo per gigabyte è decisamente maggiore dei dischi magnetici.
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